Profilassi Vaccinali
Le malattie per cui esiste una vaccinazione sono molte e vengono divise in vaccinazioni “core“, cioè consigliate in ogni situazione di luogo e di vita del cane e sono parvovirosi, cimurro ed epatite, e “non core“, cioè consigliate a seconda del luogo e del tipo di vita del cane, e sono leptospirosi, rabbia, parainfluenza, bordetella, leishmania. Ce ne sono altre, ma sarebbe impossibile trattarle tutte in questa sede. Vediamo brevemente le principali.
PARVOVIROSI: è una malattia virale che colpisce soprattutto il cucciolo nel quale presenta una mortalità molto elevata e un decorso molto rapido con sintomi prevalentemente gastro-enterici, di grave prostrazione e febbre: si trasmette attraverso le feci infette di un altro animale per contatto diretto o indiretto grazie alla sua resistenza ambientale.
CIMURRO: è una malattia virale del genere Morbillivirus che colpisce soprattutto gli animali giovani manifestandosi, principalmente, con sintomi respiratori e/o neurologici e si trasmette per via aerogena (tosse, starnuti, scolo nasale e oculare, ecc.).
EPATITE: è una malattia virale che colpisce i canidi causando un’epatite acuta e si può manifestare con sintomi gastro-enterici, letargia, febbre, epatomegalia, ecc. e si trasmette per contatto diretto attraverso la saliva, feci o urine di un animale infetto.
LEPTOSPIROSI: è una malattia batterica che colpisce i mammiferi di qualunque età e può variare da uno stato asintomatico fino a uno stato grave con morte dell’animale colpendo in maniera acuta fegato, spesso con ittero, e reni, spesso con gravi alterazioni funzionali. Si trasmette per il contatto con urine di un animale infetto, sia per via diretta che indiretta, come nelle pozzanghere e acque reflue.
PARAINFLUENZA: è una malattia virale che provoca sintomi respiratori in cani non vaccinati di qualunque età: si trasmette per via aerogena attraverso tosse, starnuti, scolo nasale, ecc. ed è frequente negli ambienti affollati di cani e strettamente a contatto tra di loro.
LEISHMANIA: è una malattia protozoaria che colpisce i cani di qualunque età ed è presente soprattutto nelle zone costiere del centro-sud Italia e può causare sintomi anche molto diversi tra loro: si trasmette attraverso il morso del “flebotomo”, un insetto ematofago.
RABBIA: è una malattia virale che può colpire qualunque mammifero di qualunque età causando sintomi neurologici e aggressività, si trasmette attraverso la saliva e presenta un decorso fatale. In Italia non è più una vaccinazione obbligatoria, lo diventa solo in caso di uscita dai confini nazionali.
Le malattie per cui esiste una vaccinazione sono molte e vengono divise in vaccinazioni “core“, cioè consigliate in ogni situazione di luogo e di vita del gatto e sono panleucopenia felina, rinotracheite infettiva e calicivirosi, e “non core“, cioè consigliate a seconda del luogo e del tipo di vita del gatto, e sono leucemia felina, clamidiosi e rabbia. Ce ne sono altre, ma sarebbe impossibile trattarle tutte in questa sede.
PANLEUCOPENIA: è una malattia virale potenzialmente letale per i gattini e presenta una sintomatologia prevalentemente gastro-enterica, di grave prostrazione e a rapida azione. Si trasmette attraverso il contatto con feci e urine di un animale infetto anche indirettamente, poiché presenta un’alta resistenza ambientale che può arrivare fino a 10 mesi.
RINOTRACHEITE INFETTIVA: è una malattia virale legata all’Herpesvirus felino (FHV-1) che si manifesta prevalentemente con sintomi respiratori come tosse, scolo nasale e oculare, starnuti, febbre, ecc.: si trasmette sia attraverso il contatto diretto con secrezioni (saliva, starnuti, lacrime, scolo nasale, ecc.) di un animale infetto che attraverso un vettore, per esempio l’uomo, che tocca animali sani, ciotole, ecc. senza essersi lavato le mani dopo il contatto con le secrezioni di un animale infetto.
CALICIVIROSI: è una malattia virale molto frequente e molto simile alla rinotracheite infettiva che causa congiuntivite, rinite, gengivite e ulcere buccali. Si trasmette sia attraverso il contatto diretto con secrezioni (saliva, starnuti, lacrime, scolo nasale, ecc.) da un animale infetto che attraverso un vettore, come l’uomo, che tocca animali sani, ciotole, ecc. senza essersi lavato le mano dopo il contatto con le secrezioni di un animale infetto.
LEUCEMIA FELINA: è una malattia virale a decorso quasi sempre fatale che colpisce più facilmente i gatti giovani che vivono all’aperto: si trasmette durante la gravidanza o attraverso il contatto con saliva, secrezioni o sangue di un animale infetto.
CLAMIDIOSI: è una malattia batterica che colpisce i gatti di tutte le età che vivono in casa o all’esterno e provoca scolo nasale, scolo oculare, riniti, congiuntiviti: si trasmette per via aerogena attraverso le secrezioni (starnuti, tosse, lacrime, ecc.) o per contatto anche attraverso l’uomo (accarezzare un gatto malato e poi uno sano senza pulirsi, toccare le ciotole con mani sporche, ecc.)
RABBIA: è una malattia virale che può colpire qualunque mammifero di qualunque età, si trasmette attraverso la saliva e presenta un decorso fatale. In Italia non è più una vaccinazione obbligatoria, lo diventa solo in caso di uscita dai confini nazionali.
La malattie per cui si vaccina un coniglio sono la Myxomatosi e la Malattia Emorragica Virale (MEV).
MYXOMATOSI: è una malattia altamente infettiva, quasi sempre mortale, che si può presentare con decorso acuto, iperacuto, subacuto o cronico. Si trasmette per contatto diretto con un animale infetto o attraverso vettori come pulci, zecche, acari, flebotomi, ecc.
MALATTIA EMORRAGICA VIRALE (MEV): è una malattia altamente infettiva, quasi sempre mortale, che si presenta con epatite necrotizzante. Si trasmette sia per via aerogena che orale attraverso secrezioni come urina, saliva, lacrime, ecc. oltre che per via indiretta attraverso vettori (pulci, mosche e zanzare) o carcasse infette, acque contaminate da escreti, ecc.
La profilassi vaccinale può essere iniziata a differente età a seconda del tipo di malattia contro cui si vaccina. Quelle riportate si riferiscono alle linee guida WSAVA 2016 ma possono esserci delle differenze dovute alla diversa registrazione del foglietto illustrativo da parte dell’azienda produttrice. Si raccomanda quindi di NON assumere quanto scritto successivamente come assoluto.
Vediamo le principali malattie.
CANE
Parvovirosi: la prima vaccinazione può essere fatta a 6-8 settimane di età e l’immunità insorge dopo 7 giorni ma in maniera dipendente dagli anticorpi materni che possono anche azzerare la risposta immunitaria.
Cimurro: la prima vaccinazione può essere fatta a 6-8 settimane di età e l’immunità insorge dopo 7 giorni ma in maniera dipendente dagli anticorpi materni che possono anche azzerare la risposta immunitaria.
Epatite: la prima vaccinazione può essere fatta a 6-8 settimane di età e l’immunità insorge dopo 14 giorni ma in maniera dipendente dagli anticorpi materni che possono anche azzerare la risposta immunitaria.
Leptospirosi: la prima vaccinazione può essere fatta a 8 settimane di età.
Parainfluenza e Bordetella bronchiseptica: la prima vaccinazione può essere fatta a 6-8 settimane e l’immunità insorge dopo 26 giorni ma in maniera dipendente dagli anticorpi materni che possono anche azzerare la risposta immunitaria.
Rabbia: la prima vaccinazione può essere fatta dopo i 3 mesi di età.
GATTO
Panleucopenia: la prima vaccinazione può essere fatta a 6-8 settimane e l’immunità è dipendente dagli anticorpi materni che possono anche azzerare la risposta immunitaria.
Rinotracheite infettiva: la prima vaccinazione può essere fatta a 6-8 settimane e l’immunità è dipendente dagli anticorpi materni che possono anche azzerare la risposta immunitaria.
Calicivirosi: la prima vaccinazione può essere fatta a 6-8 settimane e l’immunità è dipendente dagli anticorpi materni che possono anche azzerare la risposta immunitaria.
Leucemia felina: la prima vaccinazione può essere fatta a 8 settimane e l’immunità è dipendente dagli anticorpi materni che possono anche azzerare la risposta immunitaria.
Rabbia: la prima vaccinazione può essere fatta dopo i 3 mesi di età.
I richiami vaccinali dipendono dal tipo di vaccino, dall’età in cui si effettua l’iniezione, dallo stato vaccinale nel caso di animale adulto e dal tipo di ambiente in cui vive l’animale (canile, gattile, colonia, appartamento, ecc.)
I cuccioli, attraverso il colostro, assumono gli anticorpi materni che hanno il compito di difenderli nelle prime settimane di vita in cui il loro sistema immunitario non è ancora ben sviluppato ed efficace e questo può interferire con la risposta anticorpale ai vaccini. Pertanto, in linea generale, la WSAVA consiglia nei cuccioli il richiamo delle vaccinazioni ogni 2-4 settimane fino al compimento della 16° settimana di età, momento in cui gli anticorpi materni non sono più presenti nell’organismo del cucciolo e non possono più interferire.
CANE
Nel cucciolo le vaccinazioni “core” (parvovirosi, cimurro ed epatite) e quelle “non core” (parainfluenza e leptospirosi) vengono richiamate ogni 2-4 settimane fino al compimento della 16° settimana di età: successivamente il richiamo per tutte le malattie si effettua a 6 o 12 mesi dall’ultima vaccinazione.
Dopo il richiamo a 6 o 12 mesi, nel cane adulto le vaccinazioni “core” vengono richiamate ogni 3 anni mentre quelle “non core” ogni anno. Per le vaccinazioni “core” viene anche suggerita la titolazione anticorpale per ogni malattie eseguendo il richiamo solo nel caso in cui la protezione non fosse sufficiente.
Nel caso in cui la profilassi vaccinale fosse iniziata in un adulto o in un soggetto di cui non si conoscesse la storia vaccinale, per le malattie “core” è sufficiente una sola iniezione mentre per quelle “non core” è consigliato il richiamo dopo 2-4 settimane.
GATTO
Nel gattino le vaccinazioni “core” (panleucopenia, rinotracheite infettiva e calicivirosi) e quelle “non core” (leucemia felina e clamidiosi) vengono richiamate ogni 2-4 settimane fino al compimento della 16° settimana di età: successivamente il richiamo per tutte le malattie si effettua a 6 o 12 mesi dall’ultima vaccinazione.
Dopo il richiamo a 6 o 12 mesi, nel gatto adulto le vaccinazioni “core” vengono richiamate ogni 3 anni mentre quelle “non core” ogni anno. Un discorso a parte viene fatto per la leucemia felina poiché le linee guida la consigliano ogni 3 anni mente i foglietti illustrativi registrati la consigliano ogni anno.
Nel caso in cui la profilassi vaccinale fosse iniziata in un adulto o in un soggetto di cui non si conoscesse la storia vaccinale, per tutte le malattie “core” e “non core” è consigliato il richiamo dopo 2-4 settimane.
RABBIA
La validità della vaccinazione antirabbica dipende dal tipo di vaccino utilizzato: nell’Ambulatorio Veterinario ALTAIR viene usato un vaccino che, fin dalla prima iniezione, ha una validità di 3 anni.
Le vaccinazioni non sono “pericolose” in senso stretto ma possono presentare, come tutti i farmaci, degli effetti collaterali.
Ricordiamoci che, grazie alla diffusione sempre maggiore delle vaccinazioni, molte malattie infettive dei nostri animali presentano ora una diffusione minimale e questo ha contribuito all’allungamento delle aspettative di vita dei nostri cani, gatti, furetti, conigli, ecc.
Quali possono essere, quindi, gli effetti collaterali dei vaccini? Essi sono molto rari, circa lo 0,14% dei casi, e li possiamo riassumere in alcune categorie specificando che la gravità dei sintomi può essere molto variabile.
Sintomi lievi: sono quelli più frequenti e possono manifestarsi con un breve periodo (24-48 ore) di apatia, poca voglia di mangiare e/o di giocare, febbre, qualche episodio di vomito o diarrea.
Sintomi moderati: sono meno frequenti e possono riferirsi sia ai sintomi lievi precedentemente descritti ma con una intensità maggiore, sia alla reazione allergica ad un componente del vaccino. In quest’ultimo caso i sintomi possono essere locali (eczemi, pustole, gonfiore del sito di inoculo, prurito localizzato, ecc.) o diffusi (rossore generalizzato, pustole pruriginose, prurito diffuso, ecc.).
Sintomi gravi: essi richiedono l’immediato intervento di un Medico Veterinario. Sono dovuti all’anafilassi, reazione allergica violenta, grave e potenzialmente mortale, che si presenta con un gonfiore marcato solitamente del muso e del collo o anche di tutto il corpo.
Un studio del 2005 effettuato su 3.439.576 dosi di vaccino somministrate riporta che i cani di piccola taglia, castrati/sterilizzati e adulti hanno una maggior incidenza delle reazioni avverse.
Un ultimo accenno deve essere fatto per il cosiddetto “fibrosarcoma da inoculo” del gatto: con un’incidenza variabile tra lo 0,01 lo 0,1%, esso è specifico del gatto e si manifesta con una crescita tumorale del tessuto a livello dei siti di inoculo.
PROFILASSI PARASSITARIE
I parassiti sono moltissimi e qui tratteremo solo i più comuni che riguardano il cane, il gatto e il coniglio.
I parassiti li possiamo dividere in:
- vermi intestinali
- vermi extra-intestinali
- protozoi
Vermi intestinali
I vermi intestinali sono dei parassiti localizzati all’interno dell’apparato gastro-intestinale e possiamo dividerli in:
- vermi tondi, o nematodi, come ascaridi (cane e gatto), ancylostomi (cane e raramente gatto), strongyli (cane e raramente gatto), trichuridi (cane) o ossiuridi (coniglio e uomo);
- vermi piatti, o cestodi, come le varie tenie (cane e gatto), l’Echinococcus granulosus (cane e uomo) e l’Echinococcus multilocularis (cane e raramente gatto);
Vermi extra-intestinali
I vermi extra-intestinali possono avere una localizzazione varia e i più comuni sono la filariosi cardiopolmonare (cane e raramente gatto) con localizzazione nel ventricolo destro e nell’arteria polmonare, la angiostrongylosi (cane) con localizzazione nel ventricolo destro, nell’arteria polmonare e nell’albero bronchiale/tracheale, la Capillaria spp. (cane e gatto) con localizzazione nell’albero bronchiale/tracheale e polmonare e la Dirofilaria repens (cane e raramente gatto, molto rara in Italia conosciuta nell’uomo come larva migrans) con localizzazione tissutale.
Protozoi
I protozoi sono parassiti monocellulari, cioè formati da una sola cellula, non visibili ad occhio nudo ma solo ad un esame microscopico. I più frequenti nei nostri animali sono i coccidi (Isospora spp. presenti nel cane, gatto, uomo e coniglio), la giardia (cane, gatto e raramente uomo), la Neospora caninum (cane) e il toxoplasma (gatto e uomo).
A volte può capitare di osservare dei vermi all’interno delle feci o del vomito del nostro cane o gatto. La prima cosa da fare è raccogliere un campione di materiale con i parassiti, metterlo in un contenitore chiuso, come quelli per l’esame delle feci che si comprano in farmacia, e portarlo dal proprio Veterinario per farlo analizzare in modo che venga prescritta la terapia per il tipo di parassita riscontrato. Attenzione! Mai maneggiare il materiale direttamente a mani nude ma utilizzare dei materiali, strumenti o dispositivi di protezione da eliminare subito dopo la raccolta.
Se, come descritto nella precedente domanda, trovo dei parassiti nelle feci o nel vomito, l’ho portato ad analizzare e il risultato è negativo, può non essere un errore del Laboratorio! L’esame coprologico ha lo scopo di individuare le uova del parassita al microscopio. I parassiti, però, non producono uova 24/7 quindi può capitare di raccogliere il campione nel momento in cui il parassita adulto è presente ma le uova no, quindi al microscopio non si vedono e, pertanto, il risultato è negativo: per questo è consigliato eseguire un esame feci su campioni raccolti tutti i giorni per 3-5 giorni consecutivi così da ridurre sensibilmente i falsi negativi.
I parassiti esterni del cane, gatto e coniglio sono moltissimi e qui tratteremo solo quelli più comuni. Essi, oltre ad avere un effetto patogeno diretto dovuto al loro morso, alle lesioni da grattamento, ecc., sono spesso anche vettori di molte malattie importanti per i nostri animali.
I parassiti più comuni sono le pulci, che possono causare la DAP (dermatite allergica da pulci, anche nell’uomo) ed essere vettori di bartonella, di rickettsia e di una specie particolare di tenia, i pidocchi masticatori e succhiatori, che creano irritazione locale e possono essere vettori di una specie particolare di tenia, i flebotomi (o pappataci) che sono i vettori della leishmaniosi, le zanzare che sono portatrici della filariosi, le mosche, responsabili della miasi, i ditteri, che causano la thelaziosi (vermi oculari), le zecche, che portano molte malattie come la babebiosi, l’ehrlichiosi, l’anaplasmosi, la rickettsiosi, la malattia di Lyme, ecc. e tutta la famiglia degli acari, come quelli delle orecchie, del pelo, della rogna demodettica (detta anche rogna rossa), della rogna sarcoptica, della rogna notoedrica, ecc.
La lotta ai parassiti dipende dal tipo di parassita, dall’ambiente, dal numero di animali che vivono insieme, dalla stagione e da molti altri fattori. In linea generale, la prevenzione viene effettuata attraverso l’uso di prodotti atti a prevenire e contrastare lo sviluppo dei parassiti, come nel caso delle pulci, zecche, flebotomi, zanzare, ecc., farmaci per la terapia parassitaria, come nel caso delle rogne, acari, ecc. o vaccini, come nel caso della leishmania, della babesia, della malattia di Lyme, ecc.
Inoltre, cosa fondamentale in tutti gli ambienti, è necessario associare alla profilassi o terapia sull’animale anche una profonda pulizia degli ambienti di vita degli animali poiché i parassiti possono completare il loro ciclo anche in ambienti protetti, soprattutto nelle stagioni fredde.
Alcuni dei parassiti interni ed esterni del cane, del gatto e del coniglio possono essere trasmessi all’uomo, vediamo brevemente quali sono e come evitare il contagio.
Una malattia trasmissibile all’uomo, tristemente “famosa” e spesso fraintesa soprattutto per poca conoscenza del suo ciclo vitale nel gatto, è la toxoplasmosi: per dettagli, vedasi domanda successiva.
Le pulci e le zecche possono nutrirsi, soprattutto quando l’infestazione ambientale è alta, morsicando l’uomo. Gli acari della rogna possono essere trasmessi all’uomo per contatto anche se, in persone immunocompetenti, raramente si manifestano clinicamente. La giardia, seppur la variante del cane e del gatto è diversa da quella dell’uomo, può occasionalmente essere trasmessa all’uomo attraverso l’ingestione di feci infette. In ultimo, l’uomo può contrarre alcune delle malattie trasmesse da vettori anche se non direttamente dal proprio animale: esempi possono essere la leishmania, la malattia di Lyme, ecc.
Da quanto scritto precedentemente, si richiama alla base fondamentale per la prevenzione di tutte le malattie: l’igiene degli ambienti. Una profonda pulizia di tutti gli ambienti dove il cane e il gatto normalmente vivono e l’igiene personale sono una delle forme di prevenzione più efficaci che il proprietario possa adottare.
Questa malattia, spesso asintomatica in donne e uomini adulti e immunocompetenti, potrebbe causare problematiche mediche anche gravi nel caso fosse contratta da una donna in stato di gravidanza o da una persona fortemente immunocompromessa. Spieghiamo sinteticamente ma scientificamente come avviene il ciclo del parassita, la sua trasmissione e la probabilità di contagio della persona.
Il gatto si può infestare con Toxoplasma mangiando roditori infetti, uccelli infetti o carne cruda infetta: già da questa prima informazione si può dedurre come un animale che vive sempre in casa e che non viene alimentato con carne cruda abbia una probabilità quasi nulla di contrarre questo parassita. Successivamente all’ingestione delle cisti, dopo un tempo variabile compreso tra 3 e 36 giorni, il gatto emette le oocisti infettanti attraverso le feci per circa 20 giorni. Dopo tale periodo, anche in caso di re-infestazione, è molto raro che il gatto possa emettere nuovamente oocisti infettanti nell’ambiente: di conseguenza, un gatto positivo emette le oocisti infettanti per circa 20 giorni nell’arco della sua intera vita. Nell’uomo l’infestazione avviene, come per il gatto, per ingestione delle cisti. Per prendere la toxoplasmosi dal gatto la persone dovrebbe toccare le feci di un soggetto positivo alla toxoplasmosi negli unici 20 giorni della sua vita in cui emette le oocisti e mettersi poi le mani sporche in bocca: evento più unico che raro. Statisticamente è molto più probabile che una persona si possa infestare attraverso la manipolazione e l’ingestione di alimenti, carne e verdure, crudi e non lavati infestate dalle cisti.
Da quanto appena esposto, si capisce come i proclami che spesso si sentono da varie fonti siano assolutamente falsi e fuori luogo. “Devi eliminare il gatto” o “il gatto è la causa principale della toxoplasmosi” sono frasi che non hanno nessuna base scientifica. Evitare che la donna “in dolce attesa” pulisca le feci del gatto, eliminarle il prima possibile e mantenere una elevata igiene personale, degli ambienti e degli alimenti sono le migliori prevenzioni che una donna può fare.
Nutrizione
Dipende dal fabbisogno energico giornaliero del proprio animale: esso è influenzato da molti fattori come la specie (cane/gatto), l’età (cucciolo, adulto o anziano), la razza (alcune razze sono predisposte all’obesità altre meno), il sesso (intero/sterilizzato), il tipo di attività (in casa, attività sportiva moderata o intensa tipo agility più volte a settimana) e la temperatura media a cui vive (se in casa o fuori all’aperto soprattutto in inverno).
La quantità di cibo dipende dal fabbisogno energetico giornaliero dell’animale e dal tipo di cibo: esattamente come capita per i nostri, anche i cibi animali hanno un diverso contenuto calorico. Ogni confezione ha una tabella in cui sono indicate le quantità giornaliere minime e massime: se il cane è “robusto”, somministrare la quantità minima, se normopeso una quantità media e se magro utilizzare il valore massimo del range.
Il cane e il gatto hanno abitudini alimentari molto diverse tra loro.
Il gatto è predisposto a mangiare poco e spesso durante la giornata, arrivando anche a 20-24 piccoli pasti al giorno e il tipo di alimentazione che solitamente si usa è quella ad libitum, cioè lasciare il cibo sempre presente nella ciotola nell’arco della giornata. Ma attenzione che questo può portare ad un consumo eccessivo di cibo con conseguente sovrappeso. Mai superare le dosi giornaliere!
Per i cani, la frequenza dei pasti dipende dalla taglia e dall’età. Nel periodo post-svezzamento fino ai 3-4 mesi di età è consigliabile, sia per la modalità di assunzione del cibo che per le dimensioni dello stomaco, alimentare i cuccioli almeno 4-5 volte al giorno. Dopo i 3-4 mesi fino al termine dell’accrescimento è consigliabile somministrare il cibo 3-4 volte al giorno (mattino, pranzo e cena). Nel cane adulto i pasti possono essere 2 (mattino e sera, non pranzo e cena) o anche 3 (mattino, pranzo e cena): soprattutto nei cani di media-grossa taglia la somministrazione del cibo in un unico pasto giornaliero è sconsigliata anche come prevenzione alla dilatazione/torsione gastrica.
In ultimo, gli animali che presentano patologie o particolari fabbisogni nutrizionali, dovranno alimentarsi nelle modalità, frequenze e tempistiche indicate dal Medico Veterinario nutrizionista.
Il tipo di cibo dipende da moltissimi fattori, come la specie, età, sesso, razza, attività, eventuali patologie in corso, ecc. mentre la marca deve essere di qualità buona/ottima per evitare problemi di salute nel tempo: fatevi consigliare dal Medico Veterinario curante e non dai social network o dai blog privi di scientificità e valore medico. Non sempre il cibo più pubblicizzato presenta una qualità alta.
Il gatto, a differenza del cane, è un animale molto abitudinario e tende a preferire sempre lo stesso cibo e la stessa forma (secco vs umido), anche se questo non vuol dire che alcuni gatti preferiscano cambiare e si stufino molto velocemente dello stesso cibo.
Il gatto, a differenza del cane, tende ad essere un animale abitudinario e a preferire sia la marca che il tipo (secco vs umido) del cibo che ha sempre mangiato: questo non vuol dire che non ci siano gatti che preferiscano cambiare cibo o cani che non siano abitudinari!
Cambiare il cibo frequentemente può essere utile ma anche, in caso di particolari condizioni cliniche, rischioso: si pensi, ad esempio, a tutti gli animali con problematiche gastro intestinali croniche o animali con patologie varie in cui la variazione del cibo potrebbe alterare un raggiunto equilibrio clinico.
Nel caso in cui si volesse cambiare cibo, il consiglio è di cambiare il cibo gradualmente, inserendo il 25% di cibo nuovo ogni 2 giorni: quindi giorni 1 e 2 con 75% cibo vecchio e 25% cibo nuovo, giorni 3 e 4 con 50% cibo vecchio e 50% nuovo, giorni 5-6 con 25% cibo vecchio e 75% cibo nuovo e poi, dal giorno 7, solo cibo nuovo.
La risposta a questa domanda è piuttosto complessa, entrambe possono avere vantaggi e svantaggi. L’alimentazione commerciale presenta l’indubbio vantaggio di essere molto comoda, basta aprire il sacchetto/scatoletta e versare il contenuto, e spesso ha un costo inferiore; al contrario, l’alimentazione casalinga deve essere cucinata e questo comporta un maggiore dispendio di tempo. Quest’ultima però ha il vantaggio di essere formulata specificatamente per l’animale che la richiede, basandosi sulla sua età, razza, stato fisico e stile di vita mentre l’alimentazione commerciale è più standardizzata. Un ultimo vantaggio della dieta casalinga è quella di essere modificabile in ogni nutriente (si può cambiare la fonte di carboidrato o la proteina o qualunque altro nutriente) e di avere la possibilità di soddisfare tutti fattori nutrizionali in caso di paziente con molte patologie: classico esempio di animale che presenta insufficienza renale ma è allergico, in sovrappeso e con problemi intestinali.